Coinvolgere le parti sociali nel PNRR con l’obiettivo di dare slancio alla trasformazione dell’Italia attraverso innovazione, ricerca, digitalizzazione e connessione avendo una visione del Paese per i prossimi anni e avendo al centro le nuove generazioni sulle quali non va scaricato il peso del debito. È quanto ha indicato il Presidente della CNA, Daniele Vaccarino, nel corso dell’audizione sul PNRR davanti alle Commissione riunite Bilancio, Attività produttive e Lavoro della Camera sottolineando che il tema della governance rappresenta una “questione centrale che è bene affrontare con immediatezza e chiarezza. Al riguardo proponiamo l’istituzione di una cabina di regia permanente tra Governo e parti sociali”.
“Occorre evitare di ripetere errori commessi in passato disperdendo le risorse in tanti rivoli senza capitalizzarne i benefici. Il PNRR non deve essere una sommatoria di idee e progetti scollegati ma la traduzione di una visione condivisa”. Al riguardo serve la massima sinergia tra PNRR e ciclo di programmazione europea 2021-2027 con una particolare attenzione alla necessità di rafforzare il sistema infrastrutturale.
Il presidente della CNA ha evidenziato che il documento presentato dal Governo “appare incompleto in tema di riforme. A parte il capitolo giustizia, per gli interventi strutturali su fisco, lavoro, formazione e PA si limita a titoli generici”.
Nel dettaglio delle missioni, “la modernizzazione della pubblica amministrazione sarà decisiva per supportare il necessario processo di semplificazione e sburocratizzazione”. Importante il supporto al Piano Transizione 4.0 che “deve essere accompagnato per sostenere forme di investimento più trasversali per un coinvolgimento più ampio del nostro sistema produttivo”. Passi in avanti anche sul Superbonus 110% ma “è necessaria una proroga almeno a tutto il 2023”.
Vaccarino ha segnalato qualche preoccupazione sul “richiamo alla eccessiva frammentazione del sistema produttivo” che rimanda a un pregiudizio nei confronti delle piccole imprese che devono affrontare la sfida della competitività puntando su qualità e innovazione piuttosto che sulle dimensioni. Al riguardo ha sottolineato che una politica industriale che progetti interventi a taglia unica, su un modello ideale ma non reale, sarebbe destinata a non produrre i risultati attesi.