“Il nostro augurio è di essere definiti spina dorsale del Paese anche il prossimo 26 settembre”. Così il presidente Dario Costantini ha concluso il faccia-a-faccia con il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, il primo della serie organizzata dalla CNA con i leader dei principali partiti politici per confrontarsi su problemi e potenzialità di artigiani, micro, piccole e medie imprese alla vigilia di un voto che cade nel pieno della terza, grave, crisi nel giro di poco più di dieci anni.
“La politica più che mai ha il dovere di conservare e sostenere una delle caratteristiche migliori del nostro Paese: il Dna artigiano”, ha esordito Costantini. Il presidente ha poi illustrato le proposte della Confederazione, mirate a far ripartire l’Italia sostituendo la cultura dell’emergenza con una ritrovata capacità di guardare le profonde trasformazioni che investono la società, sviluppando azioni e provvedimenti utili al Paese e quindi necessariamente a misura anche di artigiani e piccole imprese. Che sono stanchi di fare impresa in un Paese che gioca in difesa”.
“Esiste un problema di sopravvivenza di tante piccole imprese italiane – ha sottolineato– dovuto in particolare all’incremento enorme dei prezzi dell’energia con aumenti che nei soli primi sette mesi di quest’anno sono stati superiori al 300 per cento”. Si tratta di un problema dalle dimensioni imponenti, che va affrontato prima di tutto in sede europea, ma sicuramente lo potrebbe attenuare il recepimento della proposta CNA “di riconoscere anche alle imprese il credito d’imposta oggi riconosciuto solo alle famiglie, così da permettere l’equipaggiamento con impianti fotovoltaici di perlomeno 125mila capannoni”. Sul fronte dell’efficienza energetica, in grado di garantire risparmi notevoli e agire indirettamente sui costi, Costantini ha sottolineato “l’importanza di mantenere in vita i bonus edilizi, Superbonus in testa, invece di porre paletti che potrebbero mettere a rischio le aspettative di tante famiglie e addirittura mandare sul lastrico numerosissime imprese che hanno avuto la sola colpa di aver adempiuto a una legge dello Stato”. Con l’energia, un altro punto critico per le piccole imprese italiane è rappresentato dalla carenza di personale specializzato che non permette alle imprese di crescere e nemmeno, in molti casi, di assicurarne la sopravvivenza. Un problema di formazione e anche di mentalità.
“Nemmeno noi vogliamo che l’Italia continui a giocare in difesa – ha aperto il suo intervento in replica a Costantini, il vicepresidente di Forza Italia – perché crediamo che gli artigiani, le micro, le piccole e medie imprese italiane rappresentino l’ossatura del nostro Paese, perché crediamo che abbiano permesso al nostro Paese di resistere a queste crisi in serie, perché crediamo che possano tirarlo fuori anche dall’attuale crisi”. Tajani a tal proposito ha ricordato la sua esperienza da commissario europeo all’Industria. A Bruxelles riuscì a far varare una serie di provvedimenti a favore delle piccole imprese (Small Business Act, istituzione di un “mister Pmi”, direttiva pagamenti) dei quali hanno beneficiato le piccole imprese italiane.
A proposito di energia, Tajani ha ribadito “la necessità che s’imponga un tetto al prezzo del gas in Europa, ma non solo al gas russo, a tutto il gas”; che venga tenuta sotto controllo la speculazione sui mercati e alla Borsa di Amsterdam; che sia creata una centrale unica di acquisto europea, come per i vaccini. E, appunto per favorire l’efficientamento energetico, Tajani ha evidenziato l’importanza dei bonus edilizi e del Superbonus, che non va toccato finché siano conclusi i lavori attuali e magari in futuro può vedere ridotta l’attuale percentuale del 110 per cento.
A livello europeo il vicepresidente di FI ha quindi sostenuto il varo di un altro Recovery Plan (che affronti nuovi problemi, quale l’emergenza energetica, ma non solo) e sostegni ai tre Paesi più colpiti dall’attuale crisi: l’Italia e la Germania, in quanto maggiori Paesi manifatturieri europei, e la Polonia, sulla quale ricade la pressione dell’immigrazione dall’Ucraina. Quindi ha posto in evidenza il ruolo determinante del Piano nazionale di ripresa e resilienza nello sviluppo del Paese ma ha aperto a modifiche che tengano conto dei cambiamenti avvenuti rispetto a quando è stato presentato.
Un altro problema affrontato da Tajani è quello del credito. “Sono molto perplesso dalle decisioni della Banca centrale europea di aumentare il costo del denaro, tenuto conto che l’inflazione non è interna, come negli Usa, ma importata”, ha spiegato. “Per aiutare le banche a favorire l’accesso al credito delle piccole imprese va ridotto l’importo dei fondi a garanzia delle banche. Inoltre, vanno sostenute le banche popolari e di credito cooperativo, che non concedono crediti solo sulla base di meccanismi automatici”.
A livello Paese servono “una rivoluzione burocratica di alleggerimento delle pratiche in capo ai cittadini e soprattutto alle imprese”, “interventi sulla giustizia, quella civile in particolare, per velocizzare un settore che provoca danni pari al 2 per cento del prodotto interno lordo italiano”, “la riduzione dell’insopportabile fardello fiscale, imponendo un’aliquota non superiore al 23 per cento e abbattendo il cuneo da una parte per favorire i lavoratori dipendenti, dall’altra per facilitare investimenti nell’innovazione e nell’espansione dell’azienda”.
Dopo aver condiviso la proposta della Confederazione di lavorare a una formazione più attenta alle esigenze del mercato del occupazionale, Tajani ha concluso il suo intervento rivolgendosi alla platea degli imprenditori collegati dalle nostre sedi di tutta Italia in streaming con un caloroso “la ricchezza del Paese siete voi!”.