Il vice presidente Nazionale CNA Fabio Petri interviene sull’indagine dell’Osservatorio nazionale sulla burocrazia CNA
L’impatto della burocrazia sulle piccole imprese non accenna a diminuire e rappresenta un ostacolo significativo in grado di ostacolare quotidianamente il lavoro delle imprese e scoraggiare giovani e start-up.
CNA chiede standard omogenei tra i vari enti e territori e maggiore chiarezza su regole e procedure “Bisogna migliorare l’accessibilità dei servizi online, promuovere una digitalizzazione efficace e dare risposte ai mestieri con un approccio orientato a favorire i giovani, le start-up e l’impresa – sottolinea Fabio Petri vice Presidente Nazionale CNA – . Paradossi normativi spesso diversi in ogni territorio costringono le imprese a inutili perdite di tempo e di risorse.
Ecco alcuni esempi di quanto emerso dall’Osservatorio sulla burocrazia di CNA.
Per poter consumare un prodotto gastronomico all’interno di un’attività artigiana, leggi e burocrazia impongono sedute scomode e vietano l’uso di piatti di ceramica e posate in metallo. E se l’artigiano ha l’ardire di offrire una bibita per accompagnare un trancio di pizza, o un caffè espresso dopo un cornetto di propria produzione deve addentrarsi in un infernale labirinto burocratico e normativo e ben che vada deve adattarsi a vincoli e limitazioni.
Il vice Presidente Nazionale di CNA, Fabio Petri “L’indagine del nostro osservatorio burocrazia mostra che il decentramento amministrativo e l’autonomia territoriale non sono positivi o negativi in senso assoluto. Sono utili se semplificano la vita a cittadini e imprese valorizzando le specificità del territorio, sono dannosi se generano complicazioni e producono nuova burocrazia inutile. Per un decentramento efficiente servono azioni di monitoraggio costante, capacità di intervento per correggere le criticità, una sana collaborazione tra i vari livelli istituzionali, un confronto constante con il sistema della piccola impresa”.
Il decentramento introdotto dalla riforma del titolo V della Costituzione per le imprese artigiane non fa rima con semplificazione.
Anzi, la mancanza di un efficace raccordo tra Stato centrale e Regioni ha impedito la definizione di standard uniformi favorendo la frammentazione, le differenze territoriali e la produzione di nuova burocrazia, penalizzando le attività artigiane e i consumatori.
L’Osservatorio Burocrazia realizzato dalla CNA, giunto alla quinta edizione, ha indagato l’impatto della riforma costituzionale del 2001 su otto mestieri (Alimentare con consumo sul posto, installazione e manutenzione impianti fotovoltaici, tatuaggio, piercing, acconciatura, estetica, toelettatura di animali, meccatronica), quasi 400 mila imprese, dal quale emergono numerose criticità nell’attività d’impresa a causa di un variegato contesto normativo e amministrativo.
Ad esempio l’impiantista che opera in più regioni deve destreggiarsi nel girone infernale del catasto degli impianti termici in quanto ogni regione ha sviluppato una propria piattaforma con modalità di accesso e procedure specifiche. Ma per complicare l’attività, alcune regioni dispongono di più
catasti, fino a 7, che non dialogano tra loro e con differenze delle modalità di raccolta dati.
La formazione professionale è uno degli ambiti dove il processo di devoluzione ha raggiunto vette impensabili. Per estetica e acconciatura la durata dei percorsi regionali varia da 3 a 5 anni. Non solo, le ore di formazione per ogni anno oscillano tra 198 e 1.394.
La burocrazia non ha risparmiato la nascita della categoria meccatronica che ha accorpato meccanici auto ed elettrauto. Le imprese iscritte a una sola attività devono conseguire l’abilitazione mancante con apposito corso di formazione regionale. La comunicazione della nuova qualifica non è sufficiente nella maggior parte dei comuni italiani che richiedono la presentazione di una Scia (fino a 20 adempimenti e 10 enti da contattare) come se si trattasse di una nuova attività. Tra le poche eccezioni positive Firenze, dove la Camera di commercio ha aggiornato in automatico tutte le
posizioni senza alcuna pratica amministrativa. Il paradosso è che l’attività di meccatronica non ha un proprio codice Ateco.
L’indagine mostra la necessità di potenziare le forme di raccordo e collaborazione tra i diversi livelli istituzionali in modo da valorizzare le specificità territoriali all’interno di una visione unitaria.
CNA sollecita un confronto permanente sui mestieri artigiani al fine di semplificare e razionalizzare il quadro normativo e regolamentare; aggiornare e riordinare le leggi di settore, a partire dal coordinamento dei percorsi formativi; assicurare l’interoperabilità delle banche dati pubbliche; dare risposte ai nuovi mestieri attraverso standard omogenei, valorizzare le best practice locali in un contesto nazionale.