In Italia e in Europa si continua ad affrontare la pandemia elencando tre emergenze: sanitaria, economica e sociale. Come se fossero capitoli da gestire con strumenti e tempi distinti. Senza estirpare il virus non ci sarà ritorno alla normalità nella vita quotidiana delle persone e il ciclo economico non potrà ripartire. Accelerare a tempi record la somministrazione dei vaccini è la condizione base per sconfiggere l’acerrimo nemico invisibile e guardare al prossimo futuro con sollievo ed ottimismo. È quanto scrive Sergio Silvestrini, Segretario Generale della CNA, in un editoriale pubblicato sul quotidiano Il Foglio sottolineando che la Confederazione evidenzia in ogni occasione che l’arrivo dei vaccini doveva rappresentare la nuova pietra angolare sulla quale orientare le priorità e modulare le strategie. I numeri raccontano che campagne di vaccinazioni efficaci sono l’unica potente arma contro il virus. In Europa e in Italia stiamo assistendo a una ripresa della curva dei contagi, in un mese saliti da 135mila a 167mila al giorno. Fa eccezione la Gran Bretagna che li ha ridotti di un terzo a quasi 6mila al giorno. Ancor più evidente la differenza con gli Stati Uniti che evidenzia l’effetto delle vaccinazioni. In 30 giorni i nuovi contagi sono crollati da 165mila a circa 40mila.
Il netto miglioramento della situazione sanitaria si riflette rapidamente sul clima economico. L’ultimo Interim Economic Outlook dell’Ocse certifica un rafforzamento delle previsioni di crescita del pianeta rispetto alle proiezioni del dicembre scorso. Il Pil globale nel 2021 aumenterà al ritmo del 5,6% rispetto al 4,2% precedente. L’accelerazione tuttavia non è omogenea a livello geografico. Le migliori performance riguardano infatti quei paesi che hanno premuto sull’acceleratore delle campagne vaccinali, accompagnate da robuste politiche di stimolo fiscale.
L’asimmetria tra Stati Uniti-Gran Bretagna e i paesi dell’Unione europea è emblematica. L’Ocse ha rivisto al rialzo il Pil americano nel 2021 dal 3,2% al 6,5%, quello dell’area euro dal 3,6% al 3,9%. La modesta accelerazione è l’effetto dei ritmi blandi della campagna vaccinale e bene ha fatto il premier Mario Draghi a porre con forza la questione all’ultimo vertice europeo. Il blocco dell’export di vaccini all’Australia è stata la prima misura nella logica del “whatever it takes” per sconfiggere il virus.